Una visione attuale della fisica quantistica e più precisamente di Carlo Rovelli afferma che per comprendere in pieno l'universo, probabilmente non si ha necessità del tempo. Forse fa parte del nostro modo di vedere le cose. Ma non fa parte dell'universo.
Sta di fatto che il nostro modo di vedere le cose ci porta a pensare che esiste il tempo circolare ed il tempo lineare.
Le società arcaiche si basavano sulla circolarità delle giornate, da cui è partito il primo bisogno arcaico di credere in una concezione deistica interpretata dalla natura (sole, luna, ecc.) e su cui si fonda il mito dell'eterno ritorno, evidenziato nella Grecia antica dagli stoici e poi ripreso da Nietzsche e da Eliade in tempi moderni. Su questa circolarità si fonda il pensiero tradizionale, quello nostalgico, che inneggia alla riscoperta di antiche tradizioni.
Una concezione del tempo lineare è di stampo giudaico cristiana, in cui il tempo è concepito come una freccia scoccata che corre inesorabile verso l'Apocalisse. E su cui si fondano concetti come l'attesa per la venuta del messia oppure la salvezza dell'anima.
Questa però è anche la visone del Progresso che corre inesorabile verso il futuro, senza mai voltarsi indietro.
E se alla fine avesse ragione Platone?
L'iperuranio è un concetto espresso da lui, che si è rifatto al cosmo (Pitagora docet) e questo è il mondo delle idee, superiore al mondo delle cose che successivamente inventa il Demiurgo e non a caso noi diamo un nome ad ogni cosa. Perché è prima l'idea della cosa in se. Nell'iperuranio risiede l'anima che si perfeziona con le idee, prima di entrare nel corpo.
Quindi se Cosmo, Iperuranio e Universo non necessitano del tempo, e a mio avviso anche dello spazio, non è la dimensione spirituale? Quella in cui si ritrova la Verità?
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